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Lo studio della trombosi e delle malattie emorragiche appassiona chi si occupa da secoli di queste importanti alterazioni della coagulazione del sangue. La trombosi è un evento che può verificarsi in tutte le persone con una frequenza e gravità di gran lunga maggiori rispetto ai tumori. Basta pensare alla trombosi che colpisce il cuore e il cervello per comprendere la vastità del fenomeno.
Oggi il progresso scientifico ha fatto passi da gigante nella diagnosi e nella terapia delle malattie tromboemboliche, tuttavia ancora molto c'è da lavorare per quanto riguarda la prevenzione.
E' noto che la trombosi è diventata una minaccia molto seria con la "civiltà del benessere". Una dieta alimentare ricca di grassi rappresenta oggi la causa più frequente dell'obesità che colpisce bambini ed adulti. Negli Stati Uniti di America l'obesità è considerata una vera e propria malattia sociale. Questa, insieme all'ipertensione arteriosa, è una delle cause più importanti della trombosi. L'obesità apre la porta al diabete ed è noto quanto questa malattia sia diffusa e quanto incida negativamente con le sue complicanze vascolari su organi importanti del corpo umano come il cuore, il cervello e i reni.
E' possibile prevenire la trombosi?
Certamente se si modificano gli stili di vita, iniziando da una alimentazione sana ed equilibrata e da una maggiore attenzione verso l'attività fisica moderata. La "dieta mediterranea" ricca di verdure, olio di oliva, vino rosso (in quantità moderata), pesce, legumi è l'alimentazione più "studiata" in grado di aiutare a prevenire la trombosi.
E' utile sottolineare che l'Italia insieme agli altri Paesi mediterranei offre il meglio di tali prodotti. Bisogna, tuttavia, reintrodurre nelle nostre abitudini quotidiane questi alimenti insegnando ai bambini sin dalla prima infanzia a gustarli e a consumarli abitualmente. Una sistematica attività fisica (per esempio camminare a passo sostenuto per poco più di 30 minuti al giorno) insieme ad una cura maggiore per l'ambiente faranno il resto. Da circa 20 anni un progresso importante è stato registrato per quanto riguarda la caratterizzazione funzionale e genetica di alcune alterazioni della coagulazione del sangue su base eredofamiliare che predisporrebbero ad un aumentato rischio tromboembolico, particolarmente pericolose se associate ad altri fattori di rischio. Una siffatta condizione viene definita "trombofilia".
Considerando le alterazioni dell'emostasi congenite e acquisite si devono avere in grande attenzione le malattie emorragiche.
Queste rappresentano l'altro volto interessante della coagulazione del sangue. L'emofilia è l'alterazione più nota e meglio studiata. Sulla base delle conoscenze scientifiche in campo di emofilia si è potuto studiare, dal punto di vista del fenotipo e del genotipo, un numero considerevole di altre malattie emorragiche rare simili. Oggi disponiamo di presidi diagnostici e terapeutici molto efficaci per la cura e la profilassi di questo tipo di alterazioni. Tali presidi sono applicabili anche alla diagnosi e alla terapia sia in emergenza che in condizioni ordinarie di sanguinamenti in corso di malattie non congenite come le epatiti croniche, l'insufficienza renale grave, l'emorragia cerebrale, ecc.
Sarà compito dell'ALMET diffondere e promuovere le iniziative che portano ad una maggiore comprensione dei problemi ancora non risolti legati alle malattie tromboemboliche ed emorragiche, privilegiando particolarmente la comunicazione interattiva aperta a tutti, con opinioni e commenti a confronto. Nel nostro programma è prevista, inoltre, la presentazione di eventi e articoli scientifici , "review" ed estratti su temi importanti di emostasi e trombosi.


Auguri di buon lavoro

Mario Schiavoni



Link ad eventi e articoli scientifici selezionati.

Di seguito sono riportati eventi e articoli scientifici selezionati per interesse, originalità e implicazioni cliniche. La forma di pubblicazione per "post" consente di esprimere commenti e suggerimenti utili a vivacizzare e rendere dinamico il blog.

Embolia polmonare

Articolo estratto da:
The New England Journal of Medicine

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